Una delle ultime vaccinazioni introdotte nel calendario vaccinale, se pur riservata a soggetti con patologie a rischio e 65enni, è quella contro l’herpes zoster.
L’herpes zoster noto come Fuoco di S. Antonio è un’eruzione cutanea molto dolorosa che si evidenzia con vescicole ed arrossamento. L’agente eziologico dell’herpes zoster è il virus varicella-zoster (VZV), un virus a doppia elica di DNA, che appunto causa la varicella. Fa parte della stessa famiglia dell’herpes simplex, quello che ogni tanto compare sulle labbra delle persone ma non è lo stesso virus. Quando una persona si ammala di varicella, una volta guarito, il virus non scompare dal nostro organismo ma si annida nel sistema nervoso dove rimane quiescente per anni. In alcune condizioni si può riattivare dando luogo alle manifestazioni cutanee.
Le condizioni per cui si riattiva sono dovute a una riduzione dell’efficienza del sistema immunitario per cui sono maggiormente a rischio le persone anziane e coloro che soffrono di patologie croniche che compromettono il sistema immunitario. Generalmente le lesioni hanno una localizzazione toracica, a striscia orizzontale, ma può colpire anche la regione fronto oculare dando luogo anche a gravi complicanze oculari.
Il sintomo principale è il dolore che può persistere anche parecchi mesi dopo la guarigione come nevralgia post erpetica. Come già sottolineato, vi può essere il coinvolgimento degli occhi con retinite e neurite retrobulbare; vi possono essere localizzazione nel sistema nervoso centrale con encefalomielite. Spesso sulle lesioni cutanee si possono sviluppare infezioni batteriche secondarie. Insomma, non è una patologia banale e, al di là delle complicanze, può dar luogo ad una pessima qualità di vita e a volte a conseguenze invalidanti.
L’herpes zoster peraltro può recidivare.
Come evitare tutto ciò? Con la vaccinazione.
Vi sono a disposizione due tipologie di vaccino: uno a virus vivo attenuato e uno ricombinante adiuvato. Il primo non deve essere utilizzato in persone con sistema immunitario compromesso (come ad es. nelle patologie tumorali) in quanto essendo un vaccino vivo potrebbe scatenare la malattia. E’ controindicato anche in gravidanza.
Il ricombinante, al contrario, non ha particolari controindicazioni. Se effettuato in soggetti immunocompromessi non da particolari problemi se non una potenziale riduzione della sua efficacia.
Il vaccino a virus vivo si somministra in un’unica dose, quello ricombinante in due dosi a distanza di due mesi. Entrambi vengono somministrati per via intramuscolare nel muscolo deltoide. C’è da rimarcare che il vaccino ricombinante ha maggiore efficacia rispetto all’altro.
Gli effetti avversi non sono particolarmente importanti.
Si può avere cefalea, rash cutaneo, artralgie, gonfiore, arrossamento e prurito nel sito di iniezione. In qualche caso rialzo febbrile.
Quali sono le patologie per cui è indicato il ricombinante?
Diabete mellito complicato.
Soggetti con patologia cardiovascolare – classe NYHA >=3.
Soggetti con BPCO e asma severo.
Soggetti con immunodeficienza congenita/acquisita o destinati a terapia immunosoppressiva.
Soggetti con recidive o con forme particolarmente gravi di Herpes Zoster.