Il virus del papilloma umano (HPV) è il principale responsabile nell’induzione dei tumori della cervice uterina e di altri tumori soprattutto nella regione della testa e del collo. Si trasmette attraverso il contatto diretto, generalmente sessuale, con una persona infetta. Circa l’80% delle persone infette è di età compresa tra i 17 ed i 33 anni, con un picco nella fascia d’età compresa tra i 19 e i 25 anni. Il rischio di infezione aumenta ovviamente con l’aumentare del numero di partner sessuali.
Sono stati identificati più di cento tipi di HPV e l’infezione ha conseguenze diverse a seconda del tipo e della famiglia a cui appartiene il ceppo virale con cui si viene in contatto. Il virus si moltiplica sfruttando le cellule della cute e delle mucose determinandone una crescita eccessiva (iperplasia) che provoca quelle tipiche alterazioni che sono i condilomi a livello delle mucose e le verruche a livello prevalentemente di mani e piedi (si prendono spesso in piscina camminando a piedi nudi)
Nella maggior parte dei casi l’infezione decorre in modo asintomatico e il virus viene eliminato dal sistema immunitario. Vi sono però alcuni tipi di papilloma come il 16 e il 18 (i sierotipi sono identificati con un numero) che possono determinare l’evoluzione tumorale delle cellule delle mucose di laringe, faringe, lingua, tonsille, palato o ai genitali maschili e femminili in particolare la cervice uterina per la donna. È chiaro che la zona dove si sviluppa il tumore è determinata dalla tipologia di contatto sessuale.
Nei casi asintomatici si può contagiare il partner non sapendo di essere contagiosi.
Non esiste una terapia farmacologica per curare le lesioni. Vanno rimosse meccanicamente dal dermatologo, dal chirurgo o dal ginecologo. Dipende molto dalla numerosità ed estensione delle lesioni. Vi sono varie metodice: bisturi, laser, diatermocoagulazione. A volte gli interventi lasciano anche esiti cicatriziali. Peraltro, i condilomi hanno tendenza a recidivare anche se asportati in quanto il virus rimane latente nel nostro organismo.
Se le lesioni a livello cutaneo sono visibili quelle del collo dell’utero possono essere visualizzate esclusivamente attraverso un esame ginecologico. Per questo è fondamentale sottoporsi periodicamente al pap test. Ci consente di evidenziare quelle che sono le eventuali lesioni cancerose in fase iniziale, evitando spesso l’asportazione chirurgica dell’utero e limitando l’intervento all’asportazione della sola parte interessata (conizzazione).
Se al contrario si arriva tardi alla diagnosi dopo la comparsa di sintomi, magari ignorati o sottovalutati, la situazione si complica perché ci troveremmo di fronte a forme tumorali diffuse.
In Italia nel 2020 i nuovi casi di tumore al collo dell’utero sono stati circa 2.400 corrispondenti all’1,3% di tutti i tumori incidenti nelle donne. La probabilità di guarire dopo una diagnosi di tumore del collo dell’utero in Italia è pari a circa il 64%.
È possibile evitare tutto ciò?
Certamente sì. Esiste un vaccino indicato per bambini e adolescenti dai 9 anni di età e per gli adulti in particolare alle donne trattate per lesioni precancerose HPV correlate. Le ragazze non vaccinate in adolescenza possono richiederla fino a 25 anni compiuti (nel 2023 anche per le nate nel 1997) e i ragazzi non
vaccinati, a partire dai nati nel 2006, fino a quando avranno 18 anni compiuti. La vaccinazione viene inoltre offerta gratuitamente in presenza di particolari condizioni di rischio (es. infezione da HIV) o di comportamenti a rischio, senza limiti di età.
Protegge dalle patologie causate da 9 tipi di Papillomavirus Umano (HPV) 6, 11, 16, 18, 31, 33, 45, 52 e 58. È costituito da proteine non infettive altamente purificate per ciascun tipo di Papillomavirus Umano. Il vaccino è impossibile possa veicolare la malattia.
Fino ai 15 anni essere somministrato secondo una schedula di vaccinazione a 2 dosi: la seconda dose dopo almeno 5 mesi dalla prima
Per età superiori a 15 anni può essere somministrato secondo una schedula di vaccinazione a 3 dosi: la seconda 2 mesi dopo la prima dose e la terza dopo 6 mesi dalla prima.
Il calendario vaccinale prevede l’offerta ai dodicenni di entrambi i sessi. L’età di offerta non è casuale: si fornisce la protezione prima di un’età sessualmente attiva e allo stesso tempo si riduce il numero di dosi somministrate.
Le controindicazioni alla vaccinazione sono rare. Non va somministrato se si è allergici ad uno dei principi attivi o ad uno qualsiasi degli altri componenti del vaccino o se si è avuta una reazione allergica dopo averne ricevuto una dose. Non si vaccina per precauzione se ci si trova in gravidanza.
Effetti avversi più frequenti sono dolore, gonfiore, arrossamento nel sito di iniezione, mal di testa. Vi può essere febbre, stanchezza, capogiri e nausea.
Più rari sono l’ingrossamento dei linfonodi, orticaria, vomito; dolori muscolari, stanchezza o debolezza, brividi, sensazione generale di malessere. Sono tutti effetti autolimitantesi.
In Australia una delle prime nazioni dove si è iniziato a vaccinare il tasso di carcinomi del collo dell’utero è la metà rispetto agli altri paesi e la prospettiva futura è quello di arrivare al quasi azzeramento dei casi.
È il tipico esempio di come si possono prevenire alcuni tumori con un atto semplice, sicuro e gratuito.