Si avvicina il periodo dell’influenza, malattia a torto ritenuta banale. In realtà nella stagione invernale l’impatto dell’influenza determina un eccesso di mortalità, in particolare nella popolazione >65 anni. Il Centro Europeo per il controllo delle Malattie (ECDC) stima che ogni anno, in Europa, si verificano dai 4 ai 50 milioni di casi sintomatici di influenza e che 15.000/70.000 persone muoiono ogni anno di cause associate all’influenza. Il 90% dei decessi si verifica in soggetti di età superiore ai 65 anni.
Le complicanze dell’influenza (polmoniti ad es.) possono avere un impatto diretto sulla mortalità ma c’è anche un’azione indiretta che consiste nel determinare un aggravamento di patologie preesistenti. Se in una persona giovane, sana, l’influenza si supera generalmente senza troppi problemi, in un anziano cardiopatico, diabetico o con problemi respiratori, per citare la casistica più frequente, può determinare un peggioramento di tali patologie che possono portare al decesso. Il sistema immunitario peraltro è meno efficiente nella persona anziana. Per questo la vaccinazione è consigliata alle persone ultrasessantacinquenni e alle persone con patologie che potrebbero aggravarsi a seguito dell’infezione influenzale.
L’influenza è una malattia infettiva di origine virale. I virus influenzali appartengono alla famiglia Orthomyxoviridae e presentano un genoma a RNA. Tre tipi di virus influenzali infettano l’uomo (A, B e C)
I virus di tipo A circolano nell’uomo e anche in altre specie animali e sono suddivisi in sottotipi in base agli antigeni di superficie emoagglutinina (HA) e neuraminidasi (NA). Questo spiega le sigle che si trovano sulle confezioni di vaccino come A/H1N1, A/H2N2, A/H3N2. I virus B hanno nomi più fantasiosi B/Yamagata e B/Victoria.
I virus A e B sono i responsabili della maggior parte delle epidemie influenzali nell’uomo.
L’influenza si trasmette principalmente per via aerea attraverso goccioline diffuse con tosse o starnuti e attraverso il contatto diretto o indiretto con secrezioni respiratorie. Ad es. se un soggetto con influenza apre una porta e ha le mani contaminate dalla secrezione nasale, (magari si è appena soffiato il naso) lascia il virus sulla maniglia che trasmetterà alle persone che apriranno quella porta, toccando la maniglia contaminata. Il periodo di incubazione può variare da uno a quattro giorni e la malattia dura mediamente 5-6 giorni.
Già da qui si capisce perché è sempre buona cosa lavarsi le mani. Lo abbiamo appreso col coronavirus ma il discorso è valido anche per l’influenza.
I sintomi sono aspecifici: febbre, stanchezza, cefalea, dolori muscolari. Spesso tosse, mal di gola.
Quali sono le complicanze?
Polmonite. Può essere causata direttamente dal virus o può essere una polmonite batterica secondaria.
Encefalite, miocardite, sono rare ma possibili. La sindrome di Reye, caratterizzata da encefalopatia; problemi epatici, ipoglicemia spesso si verifica durante le epidemie di influenza B, in particolare nei bambini ai quali è stata somministrata l’aspirina. Non è un caso se l’aspirina ai bambini sotto i 12 anni non andrebbe mai data.
Alcune tipologie di pazienti sono ad alto rischio di complicanze da influenza:
- Bambini in particolare al di sotto dei 2 anni
- Adulti > 65 anni
- Persone con malattie croniche (malattie cardiopolmonari, diabete mellito, insufficienza renale o epatica, immunodeficienza, malattie autoimmuni). Nell’immunodeficienza l’influenza può decorrere in modo più grave non avendo appunto adeguate difese immunitarie.
- Donne al 2° o 3° trimestre di gravidanza. Il vaccino protegge le donne in gravidanza e i loro neonati fino a 6 mesi dalla nascita.
L’influenza e la polmonite ad essa associata sono classificate tra le prime 10 principali cause di morte in Italia.
Le categorie sopra indicate sono quelle che dovrebbero assolutamente vaccinarsi. I vaccini antinfluenzali vengono modificati ogni anno per includere i ceppi più diffusi, generalmente contengono componenti di virus dell’influenza di tipo A (H1N1 e H3N2) e di due virus dell’influenza di tipo B. Stante che i virus ogni anno presentano delle mutazioni, i vaccini vengono adattati ogni anno secondo le raccomandazioni dell’OMS.
Ci sono diverse tipologie di vaccino.
- Vaccino split: costituito da particelle virali frammentate contenenti emoagglutinina e neuraminidasi, nonché altri componenti del virus. Si somministra mediante iniezione intramuscolare nel braccio.
- Vaccino vivo attenuato: virus influenzali vivi ma con patogenicità molto attenuata, che inducono una risposta immunitaria a livello delle mucose e sistemica. Si utilizza nei bambini e ragazzi fino ai 17 anni.
Si assume per spray nasale.
- A subunità, contenente solo gli antigeni di superficie, emoagglutinina e neuraminidasi
- Adiuvato, contenente gli antigeni di superficie emulsionati ad adiuvante Si utilizza per persone di età maggiore o uguale a 65 anni.
- Intradermico, è un vaccino split, che si inietta nel derma anziché nel muscolo. E’ poco utilizzato
- Ricombinante. Realizzato con tecniche di ingegneria genetica.
Il periodo ideale per la somministrazione è l’autunno, in modo tale che i livelli di anticorpi siano elevati durante la stagione influenzale invernale, tra novembre e marzo.
Il vaccino antinfluenzale può essere somministrato contemporaneamente ad altre vaccinazioni e non va mai somministrato al di sotto dei 6 mesi di età.
Effetti avversi che si possono presentare sono dolore, eritema o gonfiore nel punto di inoculazione, congestione nasale e mal di gola, malessere generale per qualche giorno talvolta associato a febbre e dolori muscolari. Reazioni gravi sono rare.
È possibile ammalarsi di influenza anche se vaccinati? La risposta è sì per questi tre motivi:
- Si è stati esposti esposti al virus poco prima di essere stati vaccinati e quindici si ammala prima che il vaccino sia diventato efficace. Ci vogliono infatti circa due settimane perché si sviluppino gli anticorpi che proteggono dall’infezione.
- Si può venire in contatto con un virus dell’influenza non incluso nel vaccino stagionale. Ogni anno, circolano diversi virus influenzali. Il vaccino è studiato per proteggere contro i quattro ceppi ritenuti i più comuni.
- L’efficacia del vaccino antinfluenzale non è assoluta, ma il vaccinarsi riduce comunque il rischio di complicanze e di ricovero in ospedale.
In conclusione perché vaccinarsi?
- Riduzione del rischio individuale di malattia, ospedalizzazione e morte.
- Riduzione del rischio di trasmissione a soggetti ad alto rischio di complicanze o ricovero.
- Riduzione dei costi sociali e sanitari connessi alla morbosità e mortalità.
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